Quanto amai Dio ti amai
non serve che lo dica
stridente sottofondo roco tu sei al passo
–
Quanto amai Dio ti amai
e io non conobbi il suo volto
ma distinto il suo profumo,
orizzonte
–
Quanto Dio amò me ti attesi
e fondo il dolore dello snaturarsi,
capovolto volto perché non fossi
sola alle mie torte vie di cecità e d’errabonda.
Per quel punto che è l’essenza in una promessa,
per non tradirla la parola e l’essenza,
certo del ritorno.
–
E io l’avrei la certezza,
io saprei chi sei
se istante ed eterno coincidessero.
Se non fosse qui e ora solo tutto qui e ora
in perpetuo dinamismo.
Io mi sperderei in corpuscoli miseri,
in frammenti di specchi impercettibili,
io non la romperei questa fedeltà al fondo che non tace,
non tace mai
la lingua distinta ed esatta,
se non dovessi salvarmi
per queste sembianze e nome e tempo e unicità.
Io non la tradirei la fedeltà al fondo,
se non dovessimo salvarci,
come ci siamo promessi
tra labbra e cuore.
–
Quanto Dio amò me mi amasti.
“Tentata Restituzione”
Opera del 2011
Particolare
Luigi Papotto