La rocca azzurra

Ad Elisa

Su una rocca nuda e dura,

stridente come poche,

azzurra come nessuna,

è caduta una farfalla

che non riesce a volare

senza più sapere come.

Il granito la tutela,

la protegge,

le è custode,

le dà forze

e la gela.

Non fa altro che pensare

ai suoi sogni del volare

e per fare più calore

tenta di penetrare

con flebile solletico di zampe

la possenza materiale.

Ha una perenne perversione

per il nucleo delle cose

quello sfarfallio come inutile

come di rose!

Da un misero pertugio,

una crepa, un nonnulla

scorse, in un giorno senza nome

della lunga lista corrente

come acqua ad un dirupo,

O in un giorno assomato

della vasta convivenza,

forzata e casuale,

la farfalla risonare

levissimo eco

d’un riso-tenerezza.

Pensò: “C’è un fondo a questo quarzo

forse vuoto nel profondo.

Può starci una mia sorella:

che riesca a volare

grazie a questa fortezza irreale”.

E il gelo le sembrò più leale.

“Al tuo azzurro sguardo

ho condiviso tutto il mio dolore.”

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