Si finisce per amare il coltello che ti ha trafitto
perché è un vascello che ti ha condotto.
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Si finisce a considerare casa un acquario
perché è stato un tetto che ti ha protetto.
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Si finisce a non distinguere la gioia dalla paura
perché si sono commiste.
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Si finisce a considerare bene ciò che alla sprovvista è parso un male,
perché è arrivato altro male.
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Si finisce a vedere il mondo un rudere
perché la vita è una valanga;
una foresta selvaggia,
perché sei un misero punto.
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Si finisce a non riconoscere i colori
perché si è stati troppo al buio;
ad accontentarsi,
per aver avuto tutto.
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Si finisce col perdersi,
per essere stati troppe maschere
o troppo se stessi.
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Si finisce a non conoscersi mai
per troppo rumore
o troppo silenzio.
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Si finisce per vendere l’anima al diavolo
per la felicità che era già nostra.
Foto di Estéban Puzzuoli