Per te non tesserò con stilo di laude
poiché tu non verrai più a salvarmi,
sebbene mi appelli spesso al tuo nome,
quando il vuoto tenebra il giorno,
braccio-abbraccio.
Eppure vorrei tramutarmi in materia inerte
che non sente e non dice, ma giace per te.
Un lino di cielo che ti scalda la pelle
sotto bottoni richiusi con cura alle tue dita.
Un grigio d’asfalto che alla tua suola ti protegge il futuro.
Un nero di laccio che stretto scongiura l’inciampo.
Un folto cappuccio dietro cui oscurare lo sguardo.
Un vetro d’occhiale che ti impedisce di mostrarti profeta.
Un camice lindo che ti veste di ciò che hai scelto
o sempre sei stato.
Così similmente vorrei lasciare la traccia
di un pensiero che ti segue e che resta.
Ed è più ciò che non è detto.
Foto di Estéban Pozzuoli