Ora lo so.
L’ho capito nella notte dei latrati senza voce,
vagiti vaghi,
la notte dagl’echi senza ombra né riflesso ed infinito
appellare nomi cavi, senza un’orma.
Si è sciolto il suolo, snodato
e abbatte l’uragano
placido assordante.
Alto abbatte, ammanta ogni difesa.
Ogni sguardo in cerca
insegne astrali.
Impazza ad orizzonte, moto implacabile
ingorga identità.
–
Non basta sperare in una mano ferma
pronta a tenere la nostra
sul cuore tremulo e livido.
E’ l’essere la mia la tua
mano, un solo conglomerato in cellule.
Solo un palpito a sostegno tremulo
e la paura e il conforto
e il dolore e la tenerezza.
Respiro, sentire
solo un respiro.
–
Un acquitrino piano
scintillio
denso, unico come superficie,
fresco refrigerio
di rinnovo e perenne.
–
E non sa dire…
Strani riflessi foto di Franco Daldoss