Ti allontani isola, alle forze flebilissime delle acque,
delle alture e delle rocce,
del magma soffuso, dei continenti.
Come fluisce il giorno impotente, ti allontani.
Il mare ci divide, il mare che tutto rinnova
e tutto restituisce,
riserva di luoghi millenari, senza fine neonati.
No, non esiste il tempo.
Solo un moto impercettibile, come ogni evento radicale, ci conduce
alla conflagrazione o allo sfioro, in circolo.
Tornerò ad abbracciarti, isola mia?
Ti ritroverò, anima? Sentirti, tuo sole mio sole.
–
Sono qui. Un grappolo di stagioni radunate in me.
Sfoglia indietro poche pagine e mi ritroverai.
Ci sono perché fui e ci sarò, perenne:
il dono di un volto, uno solo,
unico come un segno sulla polvere,
sul terreno arido,
condurre questo cammino impenetrabile nel solco.
–
Volti, siete solo volti.
Io non vi afferro, non vi riconosco oltre le vostre rughe.
Nulla è oltre la superficie.
I sensi si distendono su di essa,
si arenano a tale battigia.
No, non esiste il tempo:
solo un moto impercettibile alla conflagrazione, sfioro in circolo,
una palude di silenzio, di ignoto.
–
La conoscenza delimita orizzonti,
la memoria tramanda canti
di domande ininterrotte da risposte mute.
Nulla è oltre la superficie.
–
Lì, al nucleo tutto trema,
al nucleo più non sono,
al nucleo che è la materia di tutta la materia,
che si sparge come polline,
si diffonde come ossigeno,
si partorisce come bozzolo,
si respira come impulso,
al nucleo, contenerlo, tutto si sgretola.
–
I confini ci disegnano, viandanti.
–
Ci divide il mare, isola,
il mare che tutto rinnova e restituisce,
riserva di luoghi millenari, senza fine neonati
e abissi neri come il nulla, inesistenti come l’impenetrabile,
oscuri come il portante,
occulti come il seme che regge.
–
Al nucleo tutto trema,
al nucleo la paura.
No, non esiste il tempo.
Sì, nulla è oltre la superficie.
Tornerò ad abbracciarti, isola mia?
Carlo Cordua “La vita sommersa” pastello su tela