Il mondo non mi vuole.
Le porte sono chiuse al gelo del senza tetto.
Il mondo non vuole quest’esistenza
se ne ricorda solo per sentirsi migliore,
quando un po’ di elemosina lo fa sentire meglio,
quando un po’ di cattiveria lo fa sentire forte
o l’amore per la sfida lo spinge a sfidarsi col mio destino:
sono istanti, tutti della stessa faccia.
Un cordiale sorriso gentile, la giacchetta stretta al bavero.
–
Il mondo non è per me:
è di coloro che imprimono con forza la propria presenza,
la declamano e innalzano
sopra anfibi impermeabili da cui non si sente
lo scricchiolio dei papaveri schiacciati
e, già troppo in vetta, non si vede il rosso sul selciato.
Il mondo è delle volpi che mordono correndo
e al sole sfoggiano solo il musetto dolce.
Come potrei essere di questo mondo
io che amo sentire l’anima dell’atomo,
il sussurro della materia infima?
Io voce di velo, forza di vetro
da una faccia:
la parola unica del cuore.
Io che amo parlare col silenzio.
–
Il mondo non mi vuole,
come te che tieni l’anima mia
e ami e dici no.
Non mi vuole il mondo come te
che piangi alla mia morte,
mai ricordi di esaltare l’esserci dentro attimi di attimi.
Così il mondo ricorda e piange e ama
quando più non sono, né mai sarò.
Perché questo è il mondo:
la grande illusione di fantasmi che si credono re.
Ma io esisto,
veramente e autenticamente
con tutta la fisica e la fisiologia
e la mistica materia di un corpo,
anche se nessuno lo sa o lo crede o ci scommette
e ne rido insanamente
e ne sogno insaziabilmente.
–
Non mi vuole il mondo,
ma io voglio lui, tutto in un abbraccio:
anche io sono lui.
Lo voglio per riderne insanamente,
sognarne insaziabilmente,
raccontarne il trapasso
a chi tace e ama e perde
il cuore tutto, il mondo tutto.
Opera di Carlo Cordua