Il paradiso è bello perché riconquistato,
ricostruito con mura fragili e trivellate,
plastiche e mobili come il credo reale.
Il paradiso è tale perché riconquistato,
dopo l’oscuro segno, le notti di veglia,
il nulla sottratto al nulla, il contorcersi delle visceri,
la tensione, lo slancio, l’abisso.
Il paradiso è un dono da credere meritato
dove il sole splende più forte perché lo si è visto tramontato;
è un tempo eterno perché lo si è soppesato,
perché lo si è creduto perduto per sempre
nella colpa dello spreco provata.
Il più bello dei ribelli asseconda un Gran volere,
un progetto di bellezza da costruire insieme.
Lo scontro tra giganti è una legge di cammino:
non c’è vita senza tensione, non può sostare il respiro.
Ma è tutta una pantomima, un teatrino d’arte:
la crepa generata è da molto progettata,
essa è una finestra deposta e adagiata
perché la luce entri, esca e faccia strada.
I giganti sembrano affannati a creare
la trama che da sempre è il fondale del Mare.
Carlo Cordua, Energie sommerse