Vorrei scriverti una lettera,
ma ho perso l’indirizzo
di te di cui in fondo
mi è rimasto solo questo.
Sarebbe come un muro al pianto,
deporla lì in un fosso,
se solo ci bastasse,
la risposta del silenzio.
Ma proprio questo qui è l’amore
mio, tuo, dell’universo
e di ogni suo riflesso?
Quanti mila di miliardi di stelle all’infinito
per vederne sù due, tre
indicarle con il dito.
–
Vorrei scriverti una lettera,
un’altra, sì, una ancora
perché sono ferma lì,
non riesco più ad andare
via da dove ho perso te.
Tu sei sceso giù nel fondo
dove il profondo è denso
del dolore di un abbraccio
del tremore di un conforto.
Tu sei sceso nel profondo
dove io stessa non ho nome,
ma soltanto un eco antico
del riflesso del tuo cuore.
Quel che ho stretto qui in mano
così forte da strappare,
vigoroso e palpitante
di amaro addensare.
Quel che ho visto come specchio:
tu che mi hai svuotato tutto,
io che ti ho donato il meglio.
–
Tu hai aperto un tempo nuovo
di me che non conosco:
cosa resta del mio cuore,
un deserto senza nome
in cui non lascio penetrare
più neanche un petalo di fiore?
–
Non avrei scritto questo a te,
animo mio, no, di certo,
ma ti avrei raccontato
di un giorno di Agosto
In cui io immersa in mare
mi ritrovo tutta intera
e nel petto scopro un punto
dove tempo ed eterno
coincidono in cerchio.
–
Non so più dove tu sei,
ma di te ho io un pezzo.
Foto di Susanita