Verrà l’estate
come l’ho sempre conosciuta
nella terra stanca e ferma, ma nutrita
di sogni di frutti e mare.
Verrà l’estate
opulenta di odori-suoni
– di zagara, di gelsomino -,
colori sparsi dell’arsura,
dorato rosseggianti.
Verrà l’estate anche se inutilmente,
anche se non l’ho chiesta,
anche se non è tempo,
anche se la porta è chiusa,
anche se il labirinto è aperto,
anche se io sono prigioniera
di me stessa, anche se
non posso più volare.
Verrà perché è il suo tempo,
a ricordarmi che la libertà
è sempre stata solo questa,
così piena dentro me da non tenerne conto.
Così bistrattata, ripudiata
verrà a ricordarmi che sono tutto ciò che disprezzo.
–
Non tornerai tu,
anche se ti ho sempre amato,
non come si ama un’anima,
ma come ci si ama ferendosi nei corpi,
anche se ti sento dentro.
Non tornerai,
anche se in quell’organo fatto di carne
che suona il battito del tuo esistere
c’è integralmente il mio.
E lo farai nella tua piena assenza
a ricordarmi che sono un frutto
dal gusto inesplorato,
forse il più inebriante
a cui nessuno arriva.
–
Verrà l’estate e marcirà ogni frutto
e la sete resterà
intatta dissipandosi.
Foto di Susanita