Ho coltivato i miei pensieri
e li ho raccolti ad uno ad uno
quasi fosse una storia unica, la mia.
Unicamente per poter donarle all’altro
che tutti siamo sostituibili,
ma solo nell’incontro autentico
può intravvedersi uno spiraglio
del nostro io.
–
E non facciamone una colpa
se non siamo Essere,
ma soltanto divenire.
Non farmene una colpa se crescendo
in me aumentano le stanze
e se tento di riempirle.
Se alcune hanno il nome di un incontro
che segna ciò che io divengo.
–
Che io possa non farmi una colpa
di non poter trattenere tutto
in questo perenne farmi filtro.
Ma soprattutto di non riuscire
a sgretolare chi, cosa invece resta
integro (fantasma-specchio)
per una vita, un istante
o una sua variante.
–
Se esiste male al mondo,
c’è nel crescere:
dell’io che partorisce se stesso
col dolore di penetrazioni
e di più dilatazioni.
E non si può mai scegliere
cosa tenere e cosa lasciare
nel cumulo di sangue e cellule
vecchie e nuove.
–
Partorire. Si può solo
partorire e accettare
che mai a noi resta
nemmeno dire:
“Io sono…”
–
Eppure ti custodisco e ti conserverò
-unicità,
me in me stessa-
con ogni incontro, ogni prova,
sogno che in me cresca.
–
Dono in una traccia.
Foto di Estéban Puzzuoli